di Sonia Antinori
dal saggio di Raffaele Alberto Ventura [editore minimum fax]
con Giacomo Lilliù, Matteo Principi
regia Giacomo Lilliù
video Giulia Coralli, Matteo Lorenzini, Piergiovanni Turco
sound design Aspect Ratio
scene Lodovico Gennaro
costumi Stefania Cempini
luci Angelo Cioci
produzione MALTE & Collettivo ØNAR / Marche Teatro
in collaborazione con AMAT, Comune di Pesaro
con il sostegno di MiC, Regione Marche
con il supporto di Loop Live Club
selezione Festival CrashTest 2020
Una travolgente, molto fisica e molto dialettica, parabola apocalittica, post consumistica post capitalistica, in bilico fra enciclopedismo volteriano e fragori dadaisti da Cabaret Voltaire. Gabriele Rizza, “Il Manifesto”
Chi l’avrebbe mai detto? Un’intera generazione cresciuta con il dovere morale di inseguire passioni, prosciugare patrimoni familiari e primeggiare nella scalata sociale si ritrova oggi con la terra che le frana sotto i piedi. Che sorpresa amara per i plotoni di volenterosi giovani e meno giovani venuti su a colpi di studio matto e disperatissimo: quella che doveva rivelarsi una terra promessa a misura dei loro sogni non è altro che un paradiso perduto, o forse, più banalmente, uno pseudo-lavoro sottopagato e frustrante. Questa classe media delusa, fin troppo acculturata, ormai neanche più agiata come voleva a fine Ottocento Thorstein Veblen, è la protagonista di Teoria della classe disagiata, un saggio che dalla sua uscita nel 2017 per i tipi di minimum fax si è trasformato da fenomeno web in vero caso editoriale.
La classe disagiata è il residuo di un capitalismo in declino inesorabile, che fatica sempre di più a tutelare le istituzioni laiche della cultura e dell’educazione: un ampio spettro di casi umani condannati a un’estinzione travagliata, troppo ricchi per rinunciare alle loro aspirazioni intellettuali e artistiche ma troppo poveri per poterle realizzare. Invischiati nelle sabbie mobili socioeconomiche, disarmati di fronte a questo scacco imprevisto e fatale, sfogano il loro risentimento in una lotta fratricida, tentando di arraffare la più piccola briciola di prestigio.
Nel dipingere questo dramma borghese, a volte più simile a una tragedia esistenziale, il libro rilegge l’economia come fosse letteratura e la letteratura come fosse economia, convocando autori come Shakespeare, Goldoni, Cechov, Molière. Così, grazie anche al successo di un crowdfunding che ha raccolto oltre 150 sostenitori, la teoria del libro si è tradotta nella pratica del palcoscenico. Del resto, per trattare questi paradossi non c’è contesto migliore del teatro: perennemente dato per spacciato, costantemente piegato da costi vivi e assi che scricchiolano, da sempre profondamente disagiato eppure mai davvero estinto.
Due “rappresentanti di classe” conducono questo varietà tragico in cui si fanno portavoce delle mistificazioni, delle fragilità, delle meschinità di se stessi e dei loro simili, barcamenandosi fra il ridicolo e il macabro, squadernando un album di parabole letterarie e filosofiche, scambiandosi il ruolo di ragione e sentimento, vittima e carnefice, sacerdote e sacrificato; sono l’economista e il bovarista, il Todestrieb e il Lebenstrieb della classe disagiata, gli officianti del funerale di un’illusione collettiva.
GROTTAMMARE_TEATRO DELLE ENERGIE 29 ottobre 2022
Biglietto euro 10 in prevendita QUI
BIGLIETTERIA TEATRO DELLE ENERGIE
331 2693939
info@profiliartistici.it
il giorno di spettacolo dalle ore 19.30
INFORMAZIONI & PREVENDITE
TEATRO DELLE ENERGIE 331 2693939