La storia dimenticata di Árpád Weisz, uno dei più grandi allenatori della storia del calcio, ebreo ucciso ad Auschwitz. Un racconto tra musica e parola per non dimenticare.
Árpád Weisz è stato uno dei più grandi allenatori della storia del calcio. Si può definire tra i padri del calcio moderno, un precursore, un innovatore, al pari di Chapman, Meisl, Pozzo, Erbstein. È stato una figura rappresentativa di spicco della tradizione calcistica magiara che negli anni della sua generazione ha avuto i maggiori esponenti. È stato il primo allenatore in Italia a vincere uno scudetto con due squadre diverse (Inter e Bologna), ha vinto la Coppa delle Esposizioni contro il Chelsea, ha scoperto Meazza.
È morto ad Auschwitz.
È stato perseguitato, sua moglie e i suoi figli sono stati sterminati a Birkenau, è stato completamente dimenticato e cancellato. È scappato troppo tardi, convinto che la sua posizione all’interno della società bolognese lo tenesse al sicuro; convinto che il calcio lo avrebbe salvato; troppo innamorato del suo lavoro che ha continuato a svolgere fino all’ultimo istante.
In un contesto sportivo e spensierato si inserisce la strage, la deriva folle dell’umanità, che tutto distrugge e polverizza. Subentra la Storia, quella con la “S” maiuscola, inarrestabile, definitiva, totale, devastante, opprimente. Árpád è vittima della Storia, perseguitato da essa e da una dittatura incosciente e irragionevole, folle e fuori dal mondo. Resiste a lungo, per quasi due anni in un campo di concetramento, lui che era abituato a frequentare e calpestare i campi di calcio. Nel suo ultimo campo, di lavoro forzato (Arbeit macth frei) e di sterminio, la storia della sua vita giunge al termine e la Storia realizza una delle più grandi imprese di distruzione di massa, di distruzione individuale e alienazione che il genere umano abbia mai riprodotto.
Lo spazio scenico si mostra nudo con la presenza di pochi elementi, di un personaggio, Árpád, e di un musicista. Il dialogo tra le diverse componenti è costante: gli elementi di scena si trasformano e cambiano significato da una scena all’altra; la musica, che si esprime su componimenti originali scritti appositamente per questo racconto, interagisce incessantemente con la scena, diviene per Árpád un amico, un compagno, un alleato ma anche il Mostro, l’oblio, la guerra, la Storia.
Lo spettatore viene immerso nei mondi e nei tempi di Árpád: dall’infanzia in Ungheria alla trincea della prima guerra mondiale; dal campo da gioco alla famiglia e alle relazioni con i suoi cari: Ilona, Robert e Klara; dallo spogliatoio alla strada; da una città, Milano, all’altra, Bologna fino a Parigi.
PORTO SAN GIORGIO_TEATRO COMUNALE venerdì 20 marzo ore 21.15
Biglietti da 15 a 20 euro in prevendita QUI
BIGLIETTERIA DEL TEATRO COMUNALE 331 4022876 (anche per prenotazioni telefoniche)
aperta il giorno di spettacolo dalle ore 18
INFO AMAT 071 2072439 [lunedì – venerdì orario 10 – 16]
L’acquisto on line comporta un aggravio del costo in favore del gestore del servizio e non consente di accedere alle categorie di riduzione.

















