[durata 35 minuti]
coreografia e regia Alessandro Sciarroni
azione e creazione Simone Arganini, Margherita Elliot / Teodora Grano
Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini, Stefano Sardi
musiche John Cage, Stefano Sardi
abiti Ettore Lombardi
luci Alessandro Sciarroni
tecnica Stefano Baraldi
coproduzione CollettivO CineticO, Aperto Festival – Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Teatro Comunale di Ferrara, Operaestate Festival Veneto/CSC, Marche Teatro
Centrale Fies / Art Work Space
Credo che il lavoro dovrebbe chiamarsi In a landscape: vorrei rubare questo titolo al brano omonimo di John Cage…e vorrei anche utilizzarlo in scena. Credo che il brano possieda l’atmosfera giusta. Composto nel 1948, per piano o per arpa “to sober and quiet the mind, thus rendering it susceptible to divine influences”. Con il Collettivo Cinetico per ora ci stiamo allenando ad una nuova pratica. Come nei miei altri lavori c’è sempre qualcosa di leggero e misterioso nell’ostinazione della ripetizione, qualcosa che sembra avere un’energia opposta rispetto alla pazienza, alla fatica, e all’ostinazione dell’azione che stanno compiendo. Ma questa volta mi sembra di riuscire a vedere anche dell’altro. Mi sembrano delle figure tutte tese verso ciò che pare somigliare ad un sentimento di serena determinazione che tende ad una sparizione: un’estinzione volontaria del soggetto. Un atto d’amore estremo. La scelta di una dipartita definitiva. Ma ammetto che il mio sguardo non sia oggettivo. Alessandro Sciarroni
CollettivO CineticO e Alessandro Sciarroni sono tra i veterani di Città delle 100 Scale Festival, e tra i più iconici e determinanti esponenti delle arti performative contemporanee in Italia. Li vediamo insieme a confronto in Dialogo terzo: in a landscape, terzo e ultimo “dialogo” del Collettivo dopo quelli con Sharon Fridman ed Enzo Cosimi. Sono pochi gli autori affermati e maturi a potersi permettere di lavorare in co-creazione su coreografia e regia altrui: Collettivo Cinetico ha sempre impressionato per il perfezionismo spietato delle sue produzioni, macchine da scena con la precisione e l’infaticabilità degli automi che sanno far scaturire il turbamento e il lirismo non tanto dal virtuosismo in sé, quanto dalla sfida aperta che la drammaturgia lancia ai corpi, come un algoritmo programmato appositamente per esaurire le potenzialità del biologico, in una dimensione postumana che appare ancora più umana; Alessandro Sciarroni ha da tempo intrapreso la strada di una partitura scenica fatta di figure semplici e pregnanti, quasi semi minimi del movimento significante che si ripetono ossessivamente e si modulano in contrappunti nel tempo della scena, con una compostezza, un chiarore e una ieraticità da Piero della Francesca. Qui le due attitudini si incontrano, e qualcosa accade. Collettivo Cinetico si fa suonare come su partitura, ed è come quando Jeff Buckley canta Leonard Cohen. Lunghe gonne marroni anni ’40-’50 e castigate camicette, in una scena di frugalità post bellica, neorealista. Un po’ come i carri armati, la cioccolata e le sigarette americane, irrompono però hula hoop verde vivace a muovere i corpi. Più che un atto liberatorio, è l’attivazione di una coazione: ciclica e ossessiva come in Sciarroni, spietata e algoritmica come in Collettivo Cinetico. La figura-seme dell’hula hoop tira i corpi in una dimensione cognitiva in cui la perturbazione dei bacini a tratti tende a farsi rumore di fondo, nuovo standard di involontarietà come il respiro o il battito del cuore. Nel frattempo sguardi, cenni, cambi di posizione, tutto in un vocabolario ridotto all’osso come in un pezzo di Terry Riley: stabilito e tenuto uno schema che invade lo spazio e si impone sulle percezioni, ogni spostamento dalla griglia è un evento, un turbamento, un ridestamento; è un assalto all’intera architettura e alle percezioni che vi avevano incautamente fatto affidamento. Gli hula hoop diventano elementi di un’opera d’arte cinetica e programmata, o del cinema di animazione dada o costruttivista, elementi di uno spettacolo di pure geometrie. Talvolta i corpi diventano addirittura il semplice tramite di un movimento che gli hula hoop sono tenuti a fare nell’aria, fino al momento paradossale in cui sembrano immobili nell’aria e i corpi sembrano muoversi intorno a loro, in un principio galileiano che in deroga e per beffa ha spostato i sistemi di riferimento. E una piccola falla nel nostro rapporto con il mondo si spalanca. Donato Faruolo, Città delle 100 Scale
ALESSANDRO SCIARRONI Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2019, performer, coreografo, regista, con alle spalle una formazione nell’ambito delle arti visive, è considerato come uno dei più innovativi autori europei (Prix Europa 2018). I suoi lavori sono rappresentati all’interno di festival di danza e teatro contemporanei, musei e gallerie d’arte e prevedono il coinvolgimento di professionisti provenienti da diverse discipline. È stato invitato in 21 paesi europei, in Uruguay (FIDCU) e negli Emirati Arabi Uniti (Abu Dhabi Art Fair) e in prestigiosi Festival quali “Rencontres chorégraphiques internationales di Seine-Saint-Denis”, Festival “Impulstanz” di Vienna, “Kunstenfestivaldesarts” di Bruxelles e il Festival d’Autunno di Parigi.
ASCOLI PICENO_PINACOTECA CIVICA, SALA DELLA VITTORIA 14 ottobre 2023 ore 12
Biglietti a 8 euro in vendita dal 30 settembre.
ABBONAMENTO INTERO FESTIVAL [9 spettacoli] a 50 euro.
BIGLIETTERIA DEL TEATRO PIAZZA DEL POPOLO 0736 298770
dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30
BIGLIETTERIA PRESSO I LUOGHI DI SPETTACOLO
aperta mezz’ora prima dell’inizio
INFO AMAT 071 2072439